Formare i formatori
lA PRESA INCARICO INTEGRALE DEI GIOVANI ATLETI
Fin dagli esordi nell’ambito rugbistico, RugBio non ha mai assecondato la retorica secondo cui il rugby funzionerebbe di per sé, semplicemente perché sarebbe “differente dagli altri sport”. Benché il rugby sia stato un terreno intrinsecamente favorevole alla promozione della sostenibilità attraverso l’educazione dei minori, ciò che conta sono le pratiche effettive con cui tali potenzialità vengono messe in atto. Non a caso, fin dagli esordi la novità dell’approccio di RugBio ha causato una serie di processi di differenziazione da squadre e associazioni non altrettanto focalizzate sull’educazione alla sostenibilità tramite lo sport. La stessa dinamica si è verificata successivamente con l’impegno in altre discipline (calcio, tennis ecc.).
Nel caso della palla ovale, si è puntato a un approccio psicomotorio capace di mettere al centro il gioco come relazione tra gli interpreti, nel quadro di uno sport semplice che stimola capacità motoria, affettiva e intellettiva di ogni bambino, per completare la crescita intervenendo su abilità ancora non emancipate. In discipline più complesse, gli step vanno ovviamente adattati, ma il percorso mira alla stessa integralità esperienziale e apertura di identità.
RugBio valorizza il gioco, la ricreazione, la creatività, molto prima della dimensione dell’atleta sul campo da gioco. Rinnova la disciplina attraverso i suoi attori in gioco (bambini, educatori, genitori), si connota per la qualità dell’intervento formativo che tende ad evitare “drop out” sportivo causato da insuccesso (mancanza di cultura sportiva) o monotonia (ridondanza dello schema di training), promuovendo motricità, cooperazione e creatività con la qualità degli eventi che puntano alla multidisciplinarietà sportiva per minori ed azioni culturali e distribuzione di valori a partire dal gioco.
A monte della pratica di allenamento, accompagnamento, gioco, si è sviluppato nel tempo un programma di training multilivello dei formatori, che non li concepisce né solo né tanto come allenatori o physical trainer ma come educatori tout court. Il modello in questione è stato elaborato nel suo primo nucleo da Alessandro Acito, fondatore di RugBio, che inizialmente lo ha battezzato “Ludorugby”.
Nei progetti che si basano su questo modello, l’educatore viene formato (e certificato) almeno nei seguenti aspetti:
- Principi di nutrizionismo ed educazione alimentare dei bambini;
- Principi di psicomotricità;
- Strumenti per la mediazione culturale;
- Principi di traumatologia e primo soccorso;
- Percorsi di animazione e ludoterapia;
- PNL, collaborazione e gestione dei conflitti e del disagio;
- Management sportivo e fundraising.
Un’erogazione di un percorso formativo certificante che restituisca all’attività sportiva educatori/formatori effettivamente qualificati nella preparazione di atleti, ma soprattutto preparati a vivere le problematiche della partecipazione e a restituire ad associazioni e strutture soluzioni che permettano di aggiornare progetti di educazione sportiva giovanile per renderli inclusivi, con nuova capacità di rinnovamento e innovazione, attenti allo sviluppo emotivo e fisico dei bambini più che alle ansie da prestazione e pronti a scovare nell’interculturalità nuove risorse con cui arricchire e diversificare il bagaglio del gioco per amalgamare un maggior numero di piccoli sportivi.
Adottato da UISP come modello di riferimento nazionale per la formazione rugbistica, Ludorugby è stato peraltro solo una prima guida per un’evoluzione costante della competenza formativa che ha coinvolto costantemente tutto lo staff e i referenti adulti di RugBio.
Il target più prossimo di questo percorso è infatti quello interno, ossia ovviamente i tecnici e dirigenti di RugBio, ma anche i giovani atleti e le famiglie: per i giovani atleti di tutte le discipline è del resto sempre incoraggiata la prospettiva di una crescita progressiva verso la responsabilità di futuro educatore sportivo e, eventualmente, di professionista del settore; ai familiari si offrono variegate opportunità di partecipazione ai processi inclusivi della pratica sportiva e – più in generale – di utilizzo dello sport come occasione per imparare meglio a gestire la responsabilità adulta.
pratica sul campo E RUOLO EDUCATIVO
Non ha senso enumerare tutte le iniziative specifiche, ma alcune tappe hanno valore esemplare.
Sul finire del 2017, col pedagogista Christian Sarno è stato avviato il progetto “Ma che adulti siamo”, con gruppi di riflessione pratica sulle modalità concrete dell’erogazione della responsabilità dell’educatore, rivolto soprattutto ai genitori, ma aperto a tutti i responsabili educativi impegnati sul campo.
In diverse occasioni, i genitori sono stati coinvolti in dibattiti su temi scottanti dell’educazione contemporanea. Significativo in particolare l’approfondimento di Daniele Brattoli nel 2017 sul fenomeno emergente degli Hikikomori, ossia sull’autosegregazione adolescenziale, parzialmente collegata anche alle nuove tecnologie.
In riferimento allo sport, non ci si è limitati ovviamente al rugby come disciplina formativa. Ad esempio, nel 2019 Daniele Tacchini (allenatore di calcio UEFA A, con decenni di carriera e docente ufficiale per il C.S.I., autore di numerose pubblicazioni sull’allenamento giovanile) ha sviluppato con le famiglie e lo staff di RugBio preziosi interventi sul calcio educativo e sulla valorizzazione delle nuove tecnologie comunicative nella relazione coi ragazzi.
Nel 2021 l’autorevole trainer ed esperto di coaching Francesco Fornaro ha tenuto presso il centro sportivo di Cusago corsi di mental coaching, focalizzati sull’allenamento mentale nello sport, rivolti sia agli operatori RugBio sia a una vasta platea di interessati, provenienti da vari ambiti (non solo sportivi).
Nel 2022 si è consolidato il rapporto con Sergio Zorzi, ex campione italiano di rugby e allenatore della nazionale, poi divenuto il principale interprete di un insegnamento esperienziale e vitale del gioco come fondamento dell’addestramento tecnico. Zorzi è stato sui campi di RugBio ad affiancare gli educatori, e ha condotto numerose sessioni formative ad hoc aperte a tutti gli adulti di riferimento. In rapporto con la sua realtà professionale (Akkademia SZ13), RugBio ha lanciato anche il Progetto Akkademia, con borse di sostegno all’attività sportiva e un programma di formazione costante per i bambini, le bambine, le ragazze e i ragazzi. A tale progetto e approccio è stato poi dedicato anche un grande torneo nazionale di rugby giovanile, con adesioni da tutta Italia.
In questo quadro si collocano significativi appuntamenti interni: oltre al premio all’Atleta dell’anno (selezionato non solo per i meriti tecnici e i risultati agonistici, ma soprattutto per la qualità umana messo in campo), RugBio assegna da sempre il premio “Educatore dell’anno”, aperto anche agli educatori sportivi esterni alla Polisportiva, ritenuti esemplari per la forza inclusiva del loro lavoro.
Nel 2021 l’autorevole trainer ed esperto di coaching Francesco Fornaro ha tenuto presso il centro sportivo di Cusago corsi di mental coaching, focalizzati sull’allenamento mentale nello sport, rivolti sia agli operatori RugBio sia a una vasta platea di interessati, provenienti da vari ambiti (non solo sportivi).
Nel 2022 si è consolidato il rapporto con Sergio Zorzi, ex campione italiano di rugby e allenatore della nazionale, poi divenuto il principale interprete di un insegnamento esperienziale e vitale del gioco come fondamento dell’addestramento tecnico. Zorzi è stato sui campi di RugBio ad affiancare gli educatori, e ha condotto numerose sessioni formative ad hoc aperte a tutti gli adulti di riferimento. In rapporto con la sua realtà professionale (Akkademia SZ13), RugBio ha lanciato anche il Progetto Akkademia, con borse di sostegno all’attività sportiva e un programma di formazione costante per i bambini, le bambine, le ragazze e i ragazzi. A tale progetto e approccio è stato poi dedicato anche un grande torneo nazionale di rugby giovanile, con adesioni da tutta Italia.
In questo quadro si collocano significativi appuntamenti interni: oltre al premio all’Atleta dell’anno (selezionato non solo per i meriti tecnici e i risultati agonistici, ma soprattutto per la qualità umana messo in campo), RugBio assegna da sempre il premio “Educatore dell’anno”, aperto anche agli educatori sportivi esterni alla Polisportiva, ritenuti esemplari per la forza inclusiva del loro lavoro.
FORMARE ALL’AUTONOMIA
Nell’ambito della formazione alla responsabilità possono collocarsi anche alcuni dei tanti interventi di RugBio sulla libertà di pensiero e indipendenza di giudizio, con l’invito operativo alla formazione sistematica di punti di vista realmente personali e consapevoli.
In questa direzione contano in modo paradigmatico le pratiche di scambio diretto tra culture differenti, attraverso tanti laboratori spontanei di incontro: per esempio attraverso il terzo tempo con proposte dal mondo, oppure con l’Ethnical Food Delivery durante i lockdown, o i motti di squadra sempre positivi e in tante lingue, così come i calendari annuali in varie lingue.
Lo stesso senso hanno – con ovvie distinzioni e con finalità immediate diverse – i cicli di informazione sanitaria in materia di Covid -19, con tanto di allestimento di filiere di fornitura dal basso di presidi sanitari individuali, appuntamenti di screening con la varie soluzioni della diagnostica dell’epoca, l’approntamento di formule di sport ed educazione all’aperto.
In questo senso contano anche le iniziative più recenti di promozione del PENSIERO LIBERO, attraverso un circuito di eventi presso i centri sportivi di Cusago e Uboldo e in altre sedi collegate a RugBio, curato da Alessandro Acito in collaborazione con l’APS Libero Laboratorio: si tratta di eventi che danno spazio a voci indipendenti di eccezionale valore, spesso dissonanti rispetto al pensiero dominante e alla comunicazione di massa. Tra gli appuntamenti già realizzati: due mostre Greetins from Gaza, un genocidio negato (con scatti di Zaanouni Mohammadi, fotografo palestinese del collettivo ActiveStills che documenta l’orrore del massacro nella striscia di Gaza); una serata conviviale con l’autorevole filosofo indipendente Diego Fusaro, fortemente critico sull’allineamento diffuso ai modelli imperialisti del campitale contemporaneo e al ruolo della NATO; lo spettacolo Carta Bianca – Palestina di Moni Ovadia, campione artistico della cultura della Diaspora ebraica eppure fieramente contrario all’imperialismo sfrenato dell’Israele odierno).
In tutti questi casi, non si tratta certo di attività formativa in senso stretto, bensì di invito a non interrompere mai la coltivazione della propria responsabilità sul presente, e sul futuro tramite le nuove generazioni.
soSTENIBILITà AMBIENTALE
Territori sostenibili: Terzo Tempo a KM 0 e pratiche dal basso
RugBio è sostenibilità a 360°: quella ambientale costituisce un capitolo assolutamente fondametale.
Del resto, una delle strategie di intervento sul territorio utilizzate da RugBio a fini di inclusione sociale e identificazione comunitaria consiste nello sviluppo, proposta e condivisione di attività capaci di proporre in modo sostenibile le risorse del territorio medesimo.
Agli esordi, la strategia si è imperniata sull’interpretazione sostenibile del rituale tipicamente rugbistico del cosiddetto terzo tempo, ossia la fase, concepita come integralmente facente parte della partita, successiva alla conclusione dei due tempi regolamentari: in essa, i giocatori, gli staff e i sostenitori delle due squadre rivali si ritrovano a festeggiare insieme, in pieno spirito sportivo.
Si tratta di una delle caratteristiche che fanno del rugby uno dei migliori sport per la promozione di sostenibilità a tutti livelli (e per RugBio un modello per l’interpretazione degli altri sport): infatti, attraverso il terzo tempo si incide direttamente sulla qualificazione del tempo libero, sul dialogo tra diversità più o meno oggettive (a partire da quella tra rivali sportivi, per arrivare senza troppe metafore a quella tra rivali sul territorio), sulla promozione di prodotti e filiere locali (quindi con diretto vantaggio del territorio stesso e con valorizzazione del concetto di filiera corta e km zero), sulla possibilità di inventarsi la qualità del proprio svago a prescindere dalle proposte che arrivano dall’alto.
Nell’approccio RugBio non si tratta semplicemente di festeggiare, ma di scegliere prodotti sani, di provenienza normalmente locale, possibilmente con elevata qualità di biologico, in ogni caso sempre coinvolgendo nella preparazione e distribuzione anche le squadre stesse e la gente del posto.
In questo modo il terzo tempo diventa un sano rituale di promozione sostenibile dal basso, facilmente accompagnato a momenti di approfondimento tematico di carattere formativo: per esempio, sessioni di illustrazione dei principi alimentari sani per l’infanzia e non, ma anche momenti di pianificazione collettiva della rigenerazione del territorio che si abita.
In quest’ultimo senso va intesa l’altra linea di intervento di promozione della sostenibilità locale come strumento di aggregazione consapevole e apertura di nuove prospettive di inclusione. Un esempio già realizzato nei primi anni ad Abbiategrasso può dare concretamente idea di ciò: nei momenti di ritrovo dopo le partite, il gruppo di genitori e operatori collegati all’oratorio Sacro Cuore di Abbiategrasso ha sottolineato la necessità di aprire in maniera più qualificata gli spazi anche nelle ore serali, per consentire a tutti di fruire meglio delle opportunità sportive e aggregative. Il problema stava soprattutto nell’assenza di un impianto di illuminazione adeguato: coinvolgendo anche le squadre di altre discipline sportive e altri frequentatori dello spazio, è stata creata una pattuglia progettuale e operativa, capace di realizzare in breve tempo un’attività di Fundraising, esplorazione tecnologica scenario internazionale, approvvigionamento qualificato di materiali, installazione loco e certificazione del primo impianto a LED per impianto sportivo. Il tutto senza finanziamenti dall’alto, con l’azione diretta delle famiglie e degli abitanti, nonché ovviamente con elevato successo in termini di messa disposizione della risorsa logistica e di riqualificazione impiantistica generale.
Questo approccio caratterizza strategicamente RugBio in ogni sua azione di relazione sul territorio: nessuna ricetta di sostenibilità preconfezionata, nemmeno dove ne sia evidente il vantaggio. E, al contrario, una serie di proposte e disponibilità, aperte all’interazione con le soggettività operanti in loco e pronte a tradursi in pratiche diverse a seconda delle consapevolezze e delle effettive necessità delle popolazioni interessate.
Si tratta insomma di sostenibilità fatta su misura di coloro che hanno bisogno di sostegno e che sostegno possono erogare: soggetti di varia natura ed estrazione, che attraverso lo sport si misurano direttamente con la realtà del loro territorio, in maniera collaborativa, scoprendo molti più punti di contatto e interesse condiviso di quanti normalmente le barriere sociali consentano di identificare.
Tutto questo avviene, quasi miracolosamente, lasciando giocare i bambini.
Ad Abbiategrasso e Quarto Oggiaro, poi dal 2016 a Cusago e dal 2018 a Uboldo, l’operazione è stata sviluppata in maniera sufficientemente ampia da mettere capo a risultati molto significativi, in termini di numero di eventi sociali effettivamente realizzati, di intervento impiantistico, di numero di contributi formativi erogati. In molti altri territori RugBio realizza però singoli episodi di queste attività: tra gli altri, Rosate, Albairate, Ozzero, Cassinetta di Lugagnano, Besate, quartiere Bovisa, quartiere Barona, quartiere Isola, quartiere Baggio.