Ricomincio da te

La primissima volta che mi sono cimentata con il portoghese ero a Lisbona, e nella casa dove ero andata ad abitare c’era un cartello davanti alla porta che diceva: “A revolução está aqui e precisa de ti”. È stata una delle prime frasi che ho provato a dire in portoghese: La rivoluzione è qui e ha bisogno di te.

E credo si addica molto alla situazione attuale, sia globale sia particolare.

La rivoluzione è qui, a Magoanine B, nel campo da rugby e nei canti delle bambine in pulmino. È nell’inclusione dei ragazzini e delle loro famiglie in uno sport come il rugby che – come spiegava ai genitori l’allenatore Milton – è uno sport che ti insegna dei valori che ti serviranno per tutta la vita. La rivoluzione è nella creazione spontanea di un gruppo di giocatrici femmine, che decidono di dimostrare quanto loro valgano attraverso il gioco del rugby. E la rivoluzione è anche nel vedere i giovani e aitanti allenatori maschi convincersi a considerare la squadra delle ragazze forte e uguale a tutte le altre, e anzi, rendersi conto che stanno facendo parte di una squadra speciale.

L’anno è ricominciato e, come la rivoluzione, ha bisogno di te.

Di te bambino in ricerca costante di una crescita felice tra le strade di sabbia di Magoanine B, di te allenatore che ti spari un’ora e mezza di minivan per arrivare al campo e tenere gli allenamenti, di te lettore e sostenitore della nostra avventura rugbistica che permetti, anche da lontano, di renderla realizzabile nella pratica, di te organizzatore del torneo mozambicano che ci dai l’opportunità di giocare con altre squadre e che ti batti per il riconoscimento della Federazione Mozambicana. Il rugby ha bisogno di te, di me, di voi, di tanti te messi insieme a creare quel noi che ci permette di continuare a sognare in grande e di creare ponti sull’oceano.

Siccome ricominciare è sempre un gran casino (ma come ben sappiamo, si tratta di un casino pieno d’amore) e le direzioni in cui andare sono tantissime, le riassumeremo in brevi capitoli.

Facce nuove

La Magoanine B quest’anno vanta ben tre nuovi allenatori: Alfew, Gift e Simão.

Dall’anno scorso abbiamo tenuto buono Milton, che davvero ha fatto di tutto per mantenere la squadra compatta e diretta verso un obiettivo comune. Le new entry dell’anno sono fortissime, e giovanissime pure. Simão è già un allenatore esperto, nonché professore di educazione fisica, nonché residente a Magoanine B, quindi proprio quello che stavamo cercando.

Alfew è un super giovane aspirante professore di educazione fisica (sta frequentando l’apposito istituto di formazione), nonché eletto miglior giocatore di rugby in Mozambico nel 2018. Un dolce mastino insomma.

Gift, anche lui aspirante professore di educazione fisica, un po’ meno giovane (ha già ben ventitré anni) ed educatore eccezionale. Lui è responsabile della u14 e sta facendo un lavoro educativo e filosofico con la squadra sui valori del rugby da far venire i brividi. A cominciare dalla domanda: “sapete spiegarmi che cos’è la passione?”, al metodo geniale per chiamare il silenzio, e cioè di sentire cosa ha da dire il vento. Le ragazzine hanno anche cominciato a farlo da sole tra di loro. Le sentite le parole del vento?

Gli allenamenti

A metà gennaio siamo ritornati al nostro adorato campo di sabbia rovente, tirando i ragazzini giù dal letto alla mattina ben prima che la scuola ricominciasse a farlo. Circa la metà dei sessanta iscritti che avevamo avuto durante lo scorso anno sono ritornati, sempre più affezionati al gioco e agli allenatori, ma sempre meno abituati a rispettare gli orari: in parte perché il mese abbondante di vacanze li ha, giustamente, fatti rilassare. E in parte perché sono tutti cresciuti, diventando ancora un po’ più adolescenti di prima, e gli spazi di libertà e autonomia di cui hanno bisogno sono, giustamente, sempre di più.

La novità dell’anno è che abbiamo duplicato gli allenamenti: saremo al campo sia la mattina sia il pomeriggio, per permettere a tutti i ragazzini che stanno passando di categoria di continuare ad allenarsi in accordo con il nuovo orario scolastico – ignorato da molti fino alla metà di febbraio. Ancora non ci siamo riusciti del tutto, sia perché ogni scuola fa l’orario che le pare, sia perché molti dei nostri ragazzini non studiano nella classe corrispondente alla loro età; quindi, nonostante tutti i quindicenni giochino nella stessa categoria, quelli che stanno studiando in seconda media hanno un orario diverso da quelli che stanno in seconda superiore (ma tralascio il delirio organizzativo del coniugare gli allenamenti con gli orari diversi delle scuole).

Già in generale l’assestamento di inizio anno dura un po’ di tempo, in più in una terra dove l’imprevisto è la prima delle certezze, vi lascio immaginare le quantità di variabili di cui bisogna tener conto per riuscire a fare le cose a modino.

(Faccio solo un esempio: nelle ultime settimane stiamo avendo una moria di ragazzini maschi che non vengono più ad allenarsi senza giustificazione. Abbiamo alla fine scoperto che il centro di salute sta facendo una campagna per la circoncisione, e quindi tutti i maschietti vengono circoncisi a tappeto, e per una ventina di giorni se ne vanno in giro camminando a gambe larghe senza poter fare attività fisica).

Inoltre, per semplificarci la vita, abbiamo deciso di aumentare le categorie: oltre la u12 e la u14, quest’anno introduciamo la u10 e la u16, raccogliendo nuovi adepti nella scuola del quartiere…

La massificazione

Appunto, la “campagna di conversione al rugby” qui si chiama massificazione, che credo intenda proprio l’ammasso di bambini che ti corre addosso nel cortile della scuola per toccare la palla ovale e i capelli biondi di una vera bianca.

In una giornata abbiamo incontrato 6 classi diverse con una cinquantina di studenti ciascuna (e due contemporaneamente, per rendere la giornata ancora più divertente). Sette palloni, cinque allenatori, un’armata di conetti e tanta voglia di gridare (avevamo dimenticato i fischietti a casa). È stancante, ma le massificazioni sono sempre dei bei momenti: da un lato per le dinamiche che si creano tra compagni e professori che si trovano a giocare insieme per la prima volta, e dall’altro perché rimango affascinata da come gli allenatori mozambicani – che oltre a rugbisti sono anche un po’ poeti – spiegano le regole basiche del rugby. E ogni anno c’è una versione aggiornata! Dunque, l’anno scorso per insegnare il movimento del pass la metafora utilizzata era “scavare una buca con una pala”. Quest’anno siamo passati al “svuotare una bacinella piena d’acqua”, che qui si lancia nel cortile facendo effettivamente lo stesso movimento del passaggio. Inoltre, quest’anno c’è stata pure la novità dell’insegnare a chiamare la palla, spiegato con la seguente metafora: “cosa fa un neonato per dire che vuole il latte? Piange. Se il neonato non piange, riceve il latte? No”. Lo stesso vale per la palla. Se non la chiami, nessuno te la passa, come se fosse latte.

Nelle prossime settimane, quindi, non abbiamo nessuna previsione di come possano svolgersi gli allenamenti, di quanti bambini e ragazzini nuovi arriveranno, di quale età e in quale fascia oraria. L’imprevisto, come sempre, regnerà primo tra le certezze assolute.

Intanto, per sicurezza, abbiamo lavato tutte le pettorine e aumentato il numero di palloni in campo.

I genitori

Altro rituale fondamentale nello scandire l’inizio dell’anno è la riunione con i genitori. Considerando che qui è già difficile che i genitori vadano alle riunioni scolastiche, il nostro incontro con le famiglie è stato spettacolare. Nemmeno gli allenatori ci potevano credere, sono usciti dalla sala con gli occhi spalancati per la sorpresa.

La direttrice della scuola ci ha gentilmente offerto una sala, dove abbiamo riunito genitori e atleti: ed era di fatto la prima volta in cui i bambini e le bambine si trovavano nello stesso posto con gli allenatori e i loro genitori a parlare di rugby. Quindi la riunione si è trasformata in un saggio di canti della tifoseria e di dimostrazioni basiche del gioco.

Degne di merito sono stati la presentazione di Helen, capitana della u12, che ha esordito a inizio riunione così: “cari genitori, mi chiamo Helen e volevo garantirvi che quest’anno arriveremo in finale”, e l’intervento dell’allenatore Milton che, preso dall’entusiasmo delle innumerevoli domande dei papà, ha concluso la riunione dicendo: “dovete assolutamente venire a vederci giocare, perché i vostri figli sono uno spettacolo”.

(e per me questo vuol dire aver raggiunto a marzo un obiettivo da fine anno, e ditemi se non è rivoluzione questa).

Le istituzioni

Per ricominciare è necessario anche tallonare la Direzione Municipale dello Sport affinché compia le promesse fatte l’anno scorso: la definitiva e formale ufficializzazione della squadra e le tanto desiderate visite medico-sportive per gli atleti.

La registrazione formale della squadra dovrebbe arrivare a giorni, per le visite mediche i tempi saranno un po’ più lunghi ma noi non perdiamo le speranze, insistiamo caparbi nella nostra direzione tartassando il signor Watara, funzionario statale affezionato alla Magoanine B, perché esaudisca il nostro desiderio.

Nuovi amici

Come dice sempre RugBio, chi semina rugby raccoglie nuovi amici, e posso garantirvi che questo è vero anche dall’altra parte del mondo. A parte che, come già detto l’anno scorso, la simpatia esplosiva delle nostre ragazzine ha contagiato tutte le altre squadre e siamo diventati amici di tutti e tutti ci vogliono nei loro tornei di quartiere per l’entusiasmo che ci portiamo sempre appresso.

Al di là di questo, abbiamo conquistato nuove amicizie anche in terra italiana, facendo la conoscenza di una simpaticissima giocatrice della prima squadra femminile del Villorba che è venuta a trovarci a febbraio portandoci utili doni e la possibilità di costruire nuovi ponti. Le ragazzine e i ragazzini l’hanno accolta con estrema dolcezza e con un placcaggio diretto alle caviglie, travolgendola da subito con il loro entusiasmo sfrenato e facendosela subito amica: i nostri giocatori e giocatrici hanno anche dimostrato essere un ottimo corpo diplomatico!

Ci vediamo in Italia

Solo chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qua, scoprirà che tra fine marzo e fine aprile sarò in giro per le terre italiche, a visitare squadre di rugby, parenti, amici e soprattutto tavole imbandite di cibo. Se qualcuno avesse voglia di una chiacchierata, sono disponibile a scambiare racconti come fossero figurine!

Il primo appuntamento: domenica 24 marzo al Centro Sportivo RugBio a Cusago per il torneo di minirugby.

Vi aspettiamo con nuovi imperdibili gadget costruiti appositamente da Marcos, il nostro artigiano e falegname di fiducia.

Avete visto quanti pezzi bisogna tenere insieme per poter cominciare a fare la rivoluzione?

Sappi che, senza di te, tutto questo non sarebbe possibile.

Come ci dicono sempre gli allenatori della neonata nazionale mozambicana: il rugby è uno sport di combattimento collettivo. Bisogna avere il sostegno di un gruppo per poter avanzare e raggiungere la meta.

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