RugBio nelle Antenne

Nelle fasi iniziali si è trattato soprattutto di aprire (attraverso mediatori culturali come A.K. Zakaria e i soci della Polisportiva) contatti con associazioni di tutto il territorio interessato e di quelli immediatamente limitrofi, per individuare situazioni singolari o collettive di fragilità minorile: il gancio più immediato è stato l’attrattività della pratica sportiva e dei laboratori (ri)creativi. In concreto. In questo quadro, sono state erogate decine e decine di ore di accoglienza attiva soprattutto attraverso il minirugby, ma anche con il calcio, la musica rap, le grafiche 2d, il gioco libero.

A partire dai gruppi di ragazzi e ragazze di Cusago, Buccinasco e Trezzano già coinvolti nelle attività del centro sportivo Rugbiolandia, abbiamo avviato un piccolo cantiere di ideazione e realizzazione del logo delle Antenne del Corsichese. Questo ha consentito di avviare quelle pratiche di comunicazione diffusa che hanno poi caratterizzato tutto il progetto; al partenariato è stata così generata una prima bozza da finalizzare in modo condiviso. In questa fase i ragazzi sono stati assistiti in maniera volontaristica dai soci esperti di comunicazione all’interno di RugBio, arrivando a disegnare varie ipotesi di homepage per un possibile sito (che sarebbe poi stato tradotto in concreto sul dominio reteantenne.it; alcune grafiche son state invece recuperate in locandine, cartelloni, comunicazioni su social network per gli eventi di apertura della stagione sportiva 2019-20.

Nella tarda estate e nell’autunno del 2019, il canale decisivo per le attività di RugBio nel progetto sono stati gli eventi sportivi, aggregativi, culturali che Rugbiolandia ha messo in cantiere, solitamente al di fuori della normale programmazione federale delle attività sportive, creando appuntamenti dedicati alla aggregazione territoriale, programmaticamente trasversale, mai dedicata in esclusiva ai portatori di fragilità.

Dopo le cosiddette “Olimpiadi di Uboldo” all’inizio di settembre (che hanno convogliato centinaia di famiglie senza filtri e con strumenti di registrazione), le attività di coinvolgimento hanno mescolato le partite, il terzo tempo, le grafiche per le locandine. Sono stati così realizzati quattro appuntamenti principali (Fate Male per l’inclusione di genere, Torneo dell’Educatore, Torneo del Giocattolo per l’inclusione sociale, Illuminiamo il Futuro contro le povertà minorili con il Trofeo Albanese contro le mafie), e undici appuntamenti secondari, tutti caratterizzati dall’intreccio di più sport, ritrovi conviviali con minori e famiglie, allestimento informale di circuiti di affiancamento.

Il lockdown della primavera 2020 ha consentito solo attività di relazione a distanza a carico dei soci e degli educatori più rilevanti (p.e. Luca Capra), con appositi eventi collettivi in streaming mediati da reteantenne.it (attraverso la piattaforma creata dal socio Antonello Galimberti per il Terzo Settore in tempo di lockdown) e con delivery di spuntini multietnici alle famiglie consegnati a domicilio da soci e collaboratori .

Nel maggio-luglio 2020 Rugbiolandia ha ospitato uno dei primi camp estivi post lockdown, secondo quei criteri di outdoor education che fanno parte della mission della Polisportiva. Hanno partecipato quasi 200 minori del Corsichese, giocando a decine di sport, coltivando l’orto, esplorando il territorio, scoprendo culture diverse, riaprendo i cantieri di comunicazione. Questi ultimi si sono concretizzati in laboratori multimediali con educatori qualificati in videomaking (in quel periodo, in particolare Osvaldo Verri, già autore de Le Iene), street art (insieme al noto writer milanese Luz), musica rap, web communication, closlieu. Le difficoltà delle norme di salute pubblica hanno consentito di lavorare in maniere non sempre facili, riuscendo però a integrare molto bene ragazzi e ragazze con marginalità di carattere etnico-sociale, economico, psicologico, funzionale. Sono stati così dipinti alcuni muri, realizzate interviste e piccoli videoclip, creati layout, viralizzato contenuti, condotto laboratori esclusivi. Tutti gli educatori (generici, specializzati, supervisori) si sono focalizzati soprattutto sulla reazione alle segregazioni accentuate dalla pandemia, costruendo intrecci di relazioni nuove a beneficio dei meno integrati.

Alla ripresa autunnale purtroppo le difficoltà sanitarie si sono in parte ripresentate, limitando varie potenzialità e costringendo a puntare soprattutto sul 2021 per la piena realizzazione delle premesse messe in opera.

Vari educatori (sportivi e non solo) sono stati coordinati dai soci e da alcuni tutor interni (educatori che hanno agito come poli di riferimento culturale e organizzativo) per realizzare ogni giorno azione di monitoraggio di varie forme di fragilità e per individuare nuovi canali di coinvolgimento. Il terzo tempo sostenibile, la narrazione delle attività (in spogliatoio, in terzo tempo, in chat e spesso sui social network, nelle sessioni di riflessione collettiva dei team) hanno rappresentato momenti decisivi per l’integrazione di varie segregazioni ingenerate o acutizzate dallo scenario pandemico. Alcuni ragazzi e ragazze sono stati presto coinvolti in un’attività permanente di comunicazione (di progetto ma soprattutto delle attività in cui erano coinvolti), guidata da una tirocinante appositamente ingaggiata (Barbara Manzan) per i mesi chiave del progetto, nei quali ha rappresentato la loro “maestra” di comunicazione insieme al socio volontario Antonello Galimberti.

A coordinare le strategie di monitoraggio territoriale, i rapporti con gli operatori istituzionali e i partner, gli interventi degli educatori di livello più alto, sono stati anche in questa fase soprattutto i soci, in primo luogo Alessandro Acito, Alessio Grosso, Massimo Caddeo, Antonello Galimberti e Marco Meschini. Alcuni educatori più esperti, da tempo collegati organicamente alle attività della Polisportiva, li hanno affiancati sul campo soprattutto per la declinazione delle attività specifiche: è soprattutto il caso del pedagogista e tecnico federale Luca Capra per l’integrazione tra consapevolezza psicopedagogica e pratica sportiva, dell’ex nazionale di rugby e allenatore internazionale Sergio Zorzi per il coinvolgimento degli adulti (tecnici e famiglie) in attività di sport capaci di mettere in gioco i minori al 100%, di Francesco Fornaro per attivare nelle attività ordinarie sia i ragazzi sia i trainer a competizione positiva e inclusiva, di Antonella Galbiati certificata per le attività speciali di libera espressione tramite closlieu a beneficio tanto dei minori quanto degli adulti di riferimento (a partire dalle Antenne locali e sovralocali), del videoeditor Alberto Rigno sempre presente nelle attività soprattutto estive e nei tornei come affiancatore dei ragazzi nel racconto di sé, del fotografo professionista e allenatore di rugby Alessio Izzo, del videorealizzatore (con multidevice, dallo smartphone al drone) Giorgio Ferraris che ha messo a disposizione attrezzature oltre che competenze ecc. ecc..

Perfino gli operatori di supporto logistico, impiegati nella gestione materiale degli ambienti destinati alle attività, hanno di fatto agito anche come soggetti inclusivi e attori di coinvolgimento: il cuoco del terzo tempo, il conduttore dell’orto, il curatore del verde, l’addetta al terzo tempo hanno costantemente operato come promotori consapevoli sul territorio esterno attraverso la guida dei coordinatori di progetto, nonché come conduttori di workshop pratici fondamentali, che han consentito a tutti i ragazzi di contribuire al terzo tempo, all’orto di squadra ecc. Le famiglie (o le comunità) sono arrivate di conseguenza.

Un limite costante dell’azione di RugBio all’interno delle Antenne del Corsichese è stato la tendenza a seguire gli sviluppi concreti della realtà territoriale a scapito del quadro progettuale. Nei fatti, questo si è tradotto in ricorrente discontinuità, cambiamenti di orientamento, creazione di opportunità senza preavviso, focalizzazione soprattutto sulle dinamiche governabili dentro il centro sportivo, reinterpretazione della comunicazione come attività dal basso. Ovviamente i valori aggiunti sono stati molto rilevanti, con il coinvolgimento di almeno 48 minori con fragilità nel solo territorio di progetto e con l’attivazione di 12 soggetti totalmente nuovi nella segnalazione e coinvolgimento dei minori in questione, oltre che nella qualificazione collaborativa sul campo di almeno 18 operatori di vari ambiti educativi. Output e coordinamento intraprogettuale sono stati però efficacemente gestiti solo in alcune fasi (soprattutto grazie ad Alessio Grosso e alle produzioni multimediali guidate da Alessandro Acito).

Peraltro, perfino durante i lockdown sono state mantenute vive relazioni e opportunità, tuttora a disposizione delle reti calde. I supporti scolastici avviati dall’ex preside Massimo Caddeo fin dal camp estivo 2020 continuano a contribuire alla possibilità di abbinare alfabetizzazione culturale e motoria per tutti i minori, così come il networking con 12 associazioni locali e 22 associazioni sportive garantisce una rete di attenzione sempre vigile, nata dalla coscienza sviluppata dalle Antenne del Corsichese.

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