Lo sport tra i minori è decisivo per la salute fisica, l’equilibrio psicologico, l’inclusione sociale, l’apprendimento bilanciato e la prevenzione di dipendenze digitali e devianze segreganti.
Ogni dirigente e formatore nello sport di base opera per valorizzare queste opportunità presso tutti i minori, con un programmatico rifiuto di ogni esclusione e discriminazione.
Il Decreto-Legge 24 dicembre 2021 n. 221 e il Decreto-Legge 30 dicembre 2021 n. 229, invece, dispongono addirittura l’obbligo di escludere alcuni minori, per mancanza di idonea documentazione vaccinale (Super Green Pass).
La correttezza dell’impostazione non è affatto scontata, soprattutto nella congiuntura sociosanitaria attuale: si tratta di un’opzione tecnico-politica su cui un operatore sportivo non dovrebbe essere chiamato a prendere posizione. Al contrario, chi è impegnato a favorire l’inclusione sportiva e il benessere psicofisico dei giovani non può che difendere pratiche e saperi che ripristinino il diritto di accesso universale allo sport e la promozione della salute minorile.
Le limitazioni al benessere psicofisico dei minori vanno eliminate perché fanno molto male.
Privare un minore dell’attività fisica e della connessa esperienza di socialità significa pregiudicarne direttamente la salute e la crescita. Le chiusure totali e parziali collegate alla pandemia da Covid -19 hanno danneggiato in modo particolarmente grave i giovani. A livello fisico, la radicale riduzione dell’attività motoria ha esasperato le conseguenze negative della sedentarietà (concausa – secondo l’ISS nel 2018 – di quasi il 15% dei decessi in Italia). A livello psicologico, tra i giovani decine di studi autorevoli hanno documentato un dilagare di rischio suicidario, vissuti ansiosi, disturbi alimentari, atteggiamenti di autoisolamento (hikikomori, segregazione digitale), scadimento cognitivo, apatia sistematica. L’assenza della dimensione sportiva è stata tra le mancanze più dannose, soprattutto per gli sport di gruppo. Il ripristino effettivo dell’accesso allo sport per i minori è quindi priorità assoluta di salute pubblica. Almeno tanto quanto il ritorno alla scuola in presenza: se in aula si è giunti ad ammettere tutti, a prescindere dal curriculum vaccinale, altrettanto deve avvenire per la pratica sportiva.
Praticare sport non favorisce il contagio, anzi rafforza la salute generale e l’efficienza immunitaria.
Le statistiche del biennio non evidenziano maggiore vulnerabilità nelle famiglie con figli non vaccinati. In particolare, nella situazione attuale, la contagiosità della variante Omicron è talmente elevata da rendere ininfluente il vaccino nell’interruzione della catena di contagio in sport di gruppo: allontanare i non vaccinati non tutela i vaccinati, che sono veicoli altrettanto attivi del virus. Anzi, attività fisica e allenamento risultano fattori preventivi. Significativa in quest’ottica la recente constatazione – rilevata nel rugby – che i contagi sono stati determinati più dalle concomitanti sociali della disciplina che da gare e allenamenti in quanto tali.
Il Super Green Pass tra i 12 e i 18 anni non gode di condivisione unanime.
Solo in Francia esiste un analogo dai 15 anni in su: nel resto del mondo i minori non vaccinati accedono a tutte le attività sportive.
Il ricorso al Super Green Pass è stato messo in discussione tout court in Paesi come Israele, leader nelle politiche vaccinali.
Riguardo ai minori, molte nazioni sconsigliano espressamente di vaccinarli. In Italia il tema si inserisce in un panorama di assenza di certezze consolidate: la precauzione è d’obbligo, come il dialogo con le famiglie. Il disorientamento dei genitori sulla vaccinazione dei figli ricade direttamente sulla vita di questi ultimi, indipendentemente dal Covid -19.
Il Super Green Pass interviene su soggetti sani e cancella il tracciamento dell’infezione.
L’improvvisa imposizione del Super Green Pass per lo sport giovanile interrompe faticosi percorsi di prudenza sanitaria, fatti di attenzione igienica, tracciamento dei gruppi, tamponi sistematici.
Ragazze e ragazzi non positivi al Covid -19 saranno costretti a rinunciare alle salutari pratiche dello sport collettivo, per giunta abbandonando l’attività a metà di una stagione difficile.
Come operatore impegnato nella promozione dello sport tra i minori
- rifiutiamo di escludere dalle attività ragazze e ragazzi in piena salute, con grave danno per loro ma senza beneficio per i compagni e la collettività
rifiutiamo di imporre per conto d’altri alle famiglie modelli tecnici e visioni politiche che non hanno a che fare con il nostro impegno (ossia con lo sport e con la crescita equilibrata dei minori) - critichiamo l’accondiscendenza generica delle istituzioni sportive alla logica del Super Green Pass tra i 12 e 18 anni, e invitiamo ad aprire un confronto immediato con il Governo
- sollecitiamo la pronta ripresa di tutte le attività di training e gioco per tutte le categorie giovanili