Tra l’epilogo e l’incipit c’è di mezzo una scorpacciata di manghi

Oltre al rugby c’è di più

In Mozambico novembre è un bellissimo mese per due ragioni: termina l’anno scolastico e, con l’arrivo del caldo, comincia la stagione dei manghi. Come in tutti i paesi del mondo, quando la scuola finisce i bambini sono felicissimi di potersene stare tutto il tempo a giocare. E, come in tutti i paesi ricoperti di alberi di mango, quando arriva la stagione i bambini passano le giornate a farsi grande scorpacciate di manghi.

Passeggiando per le strade di sabbia rossa di Magoanine B ci si accorge subito che è novembre: un putiferio di bambini di tutte le età corre da tutte le parti con due o tre manghi in ogni mano. Allo stesso tempo però, dovete sapere che la stagione dei manghi è massacrante e provoca un sacco di feriti tra i bambini: chi si brucia le guance e la bocca con la resina (sì, la resina degli alberi di mango è urticante), chi si riempie di bollicine sulle braccia perché mangia manghi marci, chi si fa venire dei mal di pancia fortissimi a furia di mangiare manghi senza fermarsi, e chi, ovviamente, si fa male a braccia e gambe cadendo dagli alberi nel tentativo di raccoglierli.

Anche agli allenamenti di rugby ci si accorge subito che è novembre: vediamo facce nuove e, anche, arrivano una serie di bambini con braccia e pance doloranti a causa dei manghi (ma anche con manciate di manghi degli alberi di casa loro da regalare agli allenatori…).

Novembre rappresenta per noi la fine dell’anno e, dunque, l’epilogo; ma, come spesso succede, non si tratta di titoli di coda. L’epilogo apre le porte a nuovi inizi, alle prospettive future, alle promesse e proposte per il nuovo anno a venire.

Innanzitutto, nonostante il campionato cittadino termini questo mese, gli allenatori hanno deciso, insieme alle bambine, di continuare a dare gli allenamenti fino a Natale, approfittando del tempo libero delle vacanze per raccogliere nuove adesioni e dare allenamenti più intensivi. Molte ragazzine passeranno di categoria, e così vogliono sfruttare questo mese a disposizione per cominciare a prepararsi, chi per la under12 e chi per l’under14.

Io invece, che mi dedico soprattutto agli abbracci e alle scartoffie, mi sto occupando, durante gli allenamenti, del senso di appartenenza dei nuovi arrivati e, fuori dal campo, del riconoscimento ufficiale della squadra presso la Direzione cittadina del Ministero della Gioventù e dello Sport.

Abbiamo infatti effettuato una prima registrazione della squadra presso la Direzione metropolitana di Maputo, che ci ha consegnato una bella dichiarazione timbrata (i timbri qui sono sacri, se hai il timbro allora puoi andare ovunque) che recita così:

“Si dichiara che il Nucleo di Rugby del quartiere Magoanine B è un’organizzazione sportiva che sviluppa attività di carattere sociale e promuove attività sportive senza fini lucrativi. Si pretende ufficializzare il Nucleo di Magoanine B affinché gli vengano concessi appoggi e facilitazioni. Il presente Nucleo è registrato alla Direzione Sportiva della città e iscritto all’Associazione di Rugby di Maputo”.

detta così so che può sembrare una cosa piccola, ma rispetto alla fluidità e informalità degli eventi e organizzazioni mozambicane, bisogna riconoscere che è un bel passo avanti, sia da un punto di vista di tutela della squadra, sia da un punto di vista di accesso a opportunità future: poter partecipare a bandi e concorsi, e avanzare delle specifiche richieste alla direzione sportiva provinciale.

Nonostante il campionato di rugby di Maputo veda la partecipazione di sette nuclei sportivi, solo un paio sono già registrati ufficialmente (cioè, c’hanno il timbro). Infatti, quando sono andata alla direzione sportiva, sono stata ricevuta da una segretaria che non sapeva cosa fosse il rugby – e neanche dicendole la frase magica “il pallone a forma di pane” che qui fa capire a tutti cosa sia il rugby, non sapeva di cosa si trattasse.

Il funzionario da cui mi ha mandato, il signor Watara, invece, lo sapeva eccome, perché ha vissuto quattro anni in Sudafrica, e si è dimostrato ben contento che qualche altro nucleo venisse a presentarsi e a richiedere il timbro.

Solo che, oltre al timbro, io volevo anche richiedere la loro disponibilità a collaborare in certi ambiti, primo tra tutti la questione delle visite mediche di idoneità sportiva per gli atleti. Non potevo fare altro che raccontargli le intenzionalità sociali del rugby a Magoanine B, fargli vedere il rugby come uno strumento socio-educativo che permette di coinvolgere e raggiungere altre sfere del crescere e dell’educare, dello stare insieme e del prendersi cura. Se chi gioca a rugby a Magoanine B, ma in generale in tutta Maputo, avesse la possibilità di accedere a delle visite mediche sportive complete, sarebbe un bel gesto da parte della Direzione e un’importante conquista per il mondo dello sport.

Il signor Watara si è dimostrato, ancora una volta, contento all’idea di accogliere la richiesta, e di poter mettere altri timbri. Ha accennato alla proposta di concordare con il centro di salute del quartiere una tariffa agevolata per fare le visite mediche ai giocatori.

Intanto abbiamo registrato la squadra (con tanto di specifica sull’aspetto sociale del nostro nucleo) e, siccome anche nelle Direzioni dei Ministeri novembre è il mese delle scorpacciate di manghi e degli epiloghi annuali, ci siamo dati appuntamento al principio del prossimo anno per approfondire il progetto sulla salute.

Giusto per concludere la stagione sportiva (quella dei manghi, invece, si concluderà solo a marzo) abbiamo anche avuto l’opportunità di far debuttare le neo-costituite under 12 e under 14 a un torneo amichevole organizzato dall’Adedar, altra società di rugby della città (hanno il timbro, ndr).

Solito appuntamento alle 6 del mattino di fronte alla scuola, solita attesa dei ritardatari e solito casino sull’autobus per arrivare a destinazione. Insolito, invece, che ben cinque ragazzine non si siano presentate all’appuntamento; ma, siccome non smettono mai di sorprenderci, dopo circa un’oretta che eravamo al torneo, ricevo una telefonata da un numero sconosciuto ed erano proprio le cinque ritardatarie che volevano sapere dove fosse esattamente il campo. Le cinque undicenni, non trovando più nessuno di fronte alla scuola, hanno ben pensato di salire da sole su un autobus che le portasse all’incirca al quartiere del torneo; poi, si sono fatte prestare il cellulare da un passante e mi hanno chiamato per localizzarci; e sono arrivate, da sole, a destinazione (io sono rimasta sorpresa e esaltata dalla loro capacitá di organizzazione, poi la sera sono rimasta spaventata pensando a tutto quello che sarebbe potutuo succedere, ma comunque).

È stato un bellissimo sabato tra le strade di sabbia dietro alla discarica municipale, dove abbiamo incontrato nuove squadre contro cui non avevamo mai giocato.

Anche qui, le ragazze e i ragazzi della Magoanine B hanno dato il meglio di loro nella partecipazione, nella tifoseria, nelle prime tre partite (una vinta 8 a 0!) e nel terzo tempo dove, tra balli e piatti di pasta, hanno coinvolto i giocatori delle altre squadre e tutti gli inquilini delle case adiacenti al campo. Pure un asino e una capra sono riusciti a tirare in mezzo!

Ormai siamo agli sgoccioli dell’anno sportivo, ci rimangono sì e no quattro allenamenti per terminare la prima stagione della Magoanine B.

La cosa più banale che mi viene d dire é che é stato un anno estremamente emozionante: per me, per gli allenatori e per i piccoli giocatori. Un anno fatto di sfide, di traguardi, di sconfitte, di gioie, di dubbi (tanti, troppi), di speranze, di scontri, di soddisfazioni, di paure, di inconsapevolezza, di rischi, di avventure, ma soprattutto, é stato un anno di apprendimento. Una grande lezione di vita per tutti lunga un anno, dove non si sa bene chi é che insegna e chi é che impara, é tutto mischiato, anzi, é tutto una mischia di saperi, di sorrisi, di gambe e di braccia, di culture diverse che si incontrano nel desiderio comune di inseguire un pallone e segnare una meta.

Che vengano altre mille di queste mischie e di queste mete (ma dopo un mese di meritate vacanze!).

A tutti coloro che hanno sostenuto la famiglia Mbunha, alias la squadra di Magoanine B, va il nostro più sincero Khanimambo hi mbilo: grazie con tutto il cuore.

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